Sandro Martini, prepotente verso l’alto l’elefante
a cura di Roberto Casiraghi
introduzione di Alberto Pellegatta
Siamo orgogliosi di presentare la mostra di un grande maestro della pittura come Sandro Martini.
Musicale o incendiario, organico o graffiato con punte nervose e impellenti, Martini ci propone l’entusiasmo della sperimentazione incessante e un codice, una traduzione del mondo. Le sue opere sono infatti risonanze di paesaggi elettrificati, filamentose inquietudini di frammenti e pesi neri, salamandre e elefanti, inteneriti nei chiarori lirici o ritmati da tessiture lampeggianti.
Tra i primi artisti ad assemblare materiali non convenzionali come il cemento, nel 1960 è segnalato al Premio Modigliani e si trasferisce a Milano. Sono gli anni dell’amicizia con Tancredi, del Premio San Fedele (vinto nel ‘63), delle mostre alla galleria Delle Ore, alla Blu, da Schwartz e al Milione. Gli anni della collaborazione con Upiglio. A New York nel ’78 l’artista entra in rapporto con la cultura internazionale: conosce Boltansky, Tinguely, Burri e il poeta Paul Vangelisti. Nei musei americani vede le ultime tendenze, e in studio opera una sintesi personale tra l’imponente tradizione incisoria europea (dal Tiepolo a Kubin) e le lezioni di Gorky, Rothko, De Kooning, Tobey, Tapies e dell’ultimo periodo bianco e nero di Pollock.
Quando decide di istallarsi negli Stati Uniti è accolto al PS1 di New York e al Los Angeles Institute of Contemporary Art, al Pratt Institute e al Museum of Modern Art di San Francisco. Da venticinque anni tiene un corso di affresco al Kala Institute – un’attività didattica ininterrotta che si compone di numerosi seminari presso i campus di Berkeley, Maryville, Stanford e dell’Università della California. Forse il segreto della freschezza del lavoro di Sandro Martini sta proprio nel continuo confronto con le giovani generazioni.
Nella mostra troverete solo opere su carta, come gli splendidi acquarelli spiritati e i pastelli in dialogo con l’inchiostro. Non semplici studi preparatori, ma carte autonome e parallele al lavoro esposto su tela nel ‘72 alla galleria Il Milione. Una furia raffreddata nella misurazione del miracolo, controllatissima in ogni traccia, evocativa in ogni cosa che evapora, sensuale e primordiale. Formule infittite nell’intreccio o riparate nei triangoli, turbini di materia e trasparenze, rivelazioni di un ordine nascosto: siamo nel regno delle paure e della gioia, ben oltre la rappresentazione. Il sapiente slittamento cromatico e i raffinati dialoghi formali smuoverebbero anche le menti più fredde.
(Estratto dall’introduzione di Alberto Pellegatta)
Quella di Sandro Martini più che una mostra è un’ipotesi di ricognizione intorno al suo brulicante cammino d’artista attraverso progetti su carta a partire dal 1970. Come pittore io ho avuto la gioia di poter prendere queste carte e accostarle fra loro un po’ come procedo quando dipingo, cioè lasciando che l’intuito porti la memoria a non accontentarsi delle proprie ragioni. Fare questo con il lavoro di Sandro è stato come entrare nel suo sguardo e viaggiare con le mani.
Roberto Casiraghi